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Padre Placido Cortese

  La biografia di Padre Placido Cortese è di Padre Apollonio Tottoli in occasione delle cerimonie in memoria nell'anniversario della nascita:

"Nicolò Cortese nasce a Cherso (Istria) il 7 marzo 1907. Da ragazzo fa amicizia con i Francescani Conventuali ed entra in seminario a Camposampiero Padre Placido Cortese(PD) nel 1920. Veste l'abito religioso con il nome di Frà Placido e, dopo il noviziato nella Basilica del Santo a Padova (1923-1924), compie gli studi teologici a Roma dove è ordinato sacerdote il 6 luglio 1930.

  A Padova, oltre al ministero in Basilica e alla direzione del Messaggero di Sant'Antonio (1937-1943), aiuta i poveri che la guerra ha moltiplicato. In seguito viene a conoscere la sofferenza di chi è privato della libertà.

  Alcune studentesse universitarie slovene lo pregano di portare aiuto ai loro connazionali internati nel campo di concentramento di Chiesanuova dove si prodiga, raccontano i testimoni, per offrire cibo, denaro, lettere, libri e sostegno religioso ai detenuti.   Così Placido si immette in quell'onda di fede e di amore che lo porterà al martirio. E' tale la sua opera caritativa nella "piccola Jugoslavia di Chiesanuova" che un religioso sloveno scrive al vescovo di Lubljana "l'opera svolta dal Padre Cortese è sovrumana..."

  Rapito dai nazisti l'8 ottobre 1944, viene condotto a Trieste nel bunker della Gestapo in Piazza Oberdan dove muore in novembre dopo atroci torture.

  La sua vita di eroica carità e le testimonianze del suo martirio hanno permesso di iniziare a Trieste il processo per proclamare Santo Padre Placido Cortese."

 

 

Il campo di concentramento fascista per internati civili sloveni e croati a Chiesanuova di Padova

  La storia dell'occupazione fascista della Jugoslavia rimane avvolta da silenzi e rimozioni. Le opere reperibili della storiografia italiana sulle guerre fasciste di aggressione trattano nel modo peggiore, quando non passano del tutto sotto silenzio, la deportazione Campo di internamento a Chiesanuova e l'internamento dei civili.

  In Jugoslavia il soldato italiano, oltre al ruolo di combattente, ha svolto anche quello dell'aguzzino facendo ricorso a metodi tipicamente nazisti quali la fucilazione di ostaggi, il saccheggio e l'incendio di villaggi e la deportazione in massa di civili in campo di concentramento.

  La mancanza di una "Norimberga italiana" è stata determinante nel far sì che le responsabilità fasciste restassero estranee al nostro bagaglio culturale e in parte al campo della storiografia nazionale. Più di 800 italiani sono stati denunciati per crimini di guerra durante la II Guerra mondiale alla World Crimes Commission dell'ONU.

  Il comportamento duramente repressivo delle truppe italiane in Jugoslavia non può essere compreso se non considerandCampo di internamento a Chiesanuovao la più che ventennale politica di violenza messa in atto nei confronti di sloveni e croati in Italia (circa 500.000 persone); fu infatti sempre violata la loro dignità culturale, etnica, storica ed economica.

  Proprio nei provvedimenti di denazionalizzazione, dispersione, fucilazione e confino che avevano duramente colpito le popolazioni slave della Venezia Giulia, possono cogliersi le premesse dell'occupazione militare avviata dal fascismo nell'aprile del 1941.

  Da questa data viene pianificata la costituzione di oltre 120 campi di concentramento per internati civili sloveni, croati, montenegrini, serbi, bosniaci. Tra questi viene istituito anche il campo di Chiesanuova nella caserma di artiglieria da poco costruita.(La caserma verrà dedicata, nel dopoguerra, a Mario Romagnoli, medaglia d'oro, ucciso a Cefalonia dai nazisti dopo il rifiuto delle truppe italiane di arrendersi ai tedeschi dopo l'8 settembre.)Cippo a Mario Romagnoli

  Il campo disponeva di 6 grandi padiglioni in muratura, di 10 locali minori, circondato da un muro perimetrale alto 4 metri ed era stato pianificato per raccogliere 5.500 internati.   Nell' agosto 1942, il tenente colonnello dei regi carabinieri Dante Caporali, direttore del campo, riceve la prima coorte di 1.429 deportati. Erano sloveni e croati: contadini, braccianti, boscaioli, operai, artigiani, studenti. Il loro numero salirà fino a 3.410 nel luglio del 1943. Su un totale di 32.200 internati sloveni nei campi italiani, per Chiesanuova ne passarono circa 10.500.

  Fin dal'inizio si posero dei gravi problemi di carenza di cibo, di vestiario, di assistenza sanitaria e religiosa. Di fame, avitaminosi, tubercolosi, Campo di internamento a Chiesanuovadiarrea morirono nel campo di Chiesanuova 72 internati. E' in questo contesto che Padre Cortese prodiga la dua opera di assistenza e sostegno a favore degli internati.

  Dopo l'8 settembre 1943 con la caduta di Mussolini e il disfacimento del regio esercito, la struttura venne occupata dai nazisti il 10 settembre. L'ultimo caduto fu Erega Milenko di 28 anni colpito alla testa da una sentinella mentre con altri quattro compagni tentava la fuga. Poco dopo gli internati vennero trasferiti con due treni a Zagabria. I resti di 17 morti a Chiesanuova sono state raccolti, nel 1973, nel Memorial del cimitero di Gonars.